Mi sa che è poco “FICO” anche il Gran Tour….

Se non si vuole fare di tutta l’erba un fascio occorre, in premessa,  fare qualche distinguo. L’obiettivo della trasmissione  Report era Oscar Farinetti e, l’humus politico nel quale il personaggio  è cresciuto e che lui stesso ha alimentato. La sua spregiudicatezza imprenditoriale, le sue relazioni, l’indubbia capacità di raccontare e di affascinare, la distanza siderale tra le sue intuizioni  e la loro necessaria messa a terra. Eataly è una di queste geniali intuizioni che nel frattempo, fortunatamente,  ha preso la sua strada. Oggi fa capo a Investindustrial, uno dei principali gruppi di investimento indipendenti in Europa, gestito da un solido gruppo dirigente che ha le idee chiare sul ruolo e sullo sviluppo possibile in diverse parti del mondo.

Un secondo distinguo va fatto sull’operazione FICO, la cosiddetta “Disneyland del cibo” voluta da Farinetti in quel di Bologna con la sua coda attuale “Gran Tour Italia a sua volta collegata  o meno al futuro immobiliare delle aree a nord del cosiddetto Pilastro (una zona periferica della città che si estende a nord est della città) attorno al CAAB – Centro Agro Alimentare di Bologna, su cui dalla fine degli anni Sessanta, e fino si giorni nostri,  si sono concentrate molte ipotesi di sviluppo urbanistico. Investindustrial, il fondo di investimento guidato da Andrea Bonomi, è l’azionista di maggioranza di Eataly, con una partecipazione del 52% nel capitale del gruppo fondato da Oscar Farinetti con l’obiettivo di supportarne la crescita a livello internazionale.  Questo progetto prevede il mantenimento della società in Italia, dove Eataly è nata e una forte crescita in mercati esteri. Ho recentemente visitato lo store di Milano dove il cambiamento è già percepibile e mi riprometto di ritornarci più avanti soprattutto per valutare i progetti e la loro implementazione. Eataly resta una grande intuizione di Farinetti che aveva però bisogno di un vero progetto di sviluppo industriale che, finalmente, sembra esserci.

Detto questo torniamo a Report. Quando Oscar Farinetti ha dichiarato sorridendo all’intervistatore: “6 milioni di visitatori a FICO è stata una sparata. Io le ho sempre sparate grosse” non solo il sindaco di Bologna e i vertici di Coop Alleanza 3.0 con tutti quelli che ci hanno creduto hanno trasecolato. E parliamo di  Cna, Camera di Commercio, Fondazione Carisbo, Ascom-Confcommercio, ecc. Mica la “compagnia dell’ orfanotrofio dei celestini”.  Eppure era chiaro fin dall’inizio FICO non poteva funzionare a Bologna. O, al contrario  ha sottolineato Alberto Forchielli, un imprenditore bolognese appassionato di affari internazionali nonché fondatore di una società di private equity, solo “una città come Bologna, sede della più antica università del mondo, collettivamente prende e celebra una delle decisioni più cretine del mondo”. FICO, è stato un flop come ha ammesso lo stesso Farinetti a Repubblica: “Non conosco nessun imprenditore in Italia che non abbia sbagliato almeno una volta. Lo ammetto, questa è stata una cazzata, gli errori sono stati tutti miei e me ne assumo la responsabilità”. Nonostante goda di ottima stampa grazie al suo circuito amicale che ne esalta le gesta, Oscar Farinetti suscita più antipatie che simpatie.

L’articolo che gli ho dedicato  a suo tempo ha fatto un numero impressionante  di letture sul blog. Ormai parlare male di lui è un po’ come sparare sulla Croce Rossa. Ha questa immagine del “furbacchione” che grazie alle sue amicizie con una parte politica fa l’imprenditore “con i soldi degli altri”. Resta però un aspetto indiscutibile. La sua capacità di guardare lontano. Certo non è sufficiente e il fatto che in ogni sua avventura, prima o poi, deve passare la mano è la dimostrazione plastica dei suoi limiti imprenditoriali. Non ci voleva certo la puntata di Report per raccontare che Fico era, per dirla con Forchielli: “un’operazione che ha portato molti a celebrarne l’apertura senza fare un minimo di analisi elementare del poi”. In altri termini sempre Forchielli, parafrasando Paolo Villaggio, l’ha definita “una cagata pazzesca”.

Caratterizzato da una superficie di 100.000 metri quadrati, con 40 fabbriche che mostravano la lavorazione di prodotti tipici italiani come carne, formaggi e pasta. Il parco includeva anche due ettari di campi e stalle con animali, un mercato di 9.000 metri quadrati e numerosi ristoranti. Nonostante un buon inizio con 1,5 milioni di visitatori nei primi sei mesi e un fatturato iniziale positivo, FICO ha affrontato gravi difficoltà finanziarie. A causa del disinteresse del pubblico e delle perdite finanziarie continue, la società ha annunciato la chiusura definitiva del parco per il 18 febbraio 2024.

Nato nel  2017, il parco agroalimentare FICO (Fabbrica Italiana Contadina) era, nella sua intuizione,  dedicato alla promozione della cultura gastronomica italiana. L’idea di FICO, però nasce prima,  nel 2012 come risposta alla necessità di riqualificare il Centro Agro Alimentare di Bologna (CAAB), che era diventato obsoleto. Gran Tour è l’ultima trovata di Farinetti. La  pezza che rischia di essere peggio del buco. Cinquantamila metri quadri da esplorare in “soli 5000 passi” con l’essenza della cultura alimentare italiana. All’interno di Grand Tour Italia si trova anche una libreria proprietaria, “I Capolavori”, realizzata con il contributo della Scuola Holden, che offre la sua selezione dei 1500 libri più importanti della storia, consultabili gratuitamente e acquistabili anche come usati. In prossimità della libreria c’è uno Spazio Espositivo di EARTH Foundation, dedicato all’arte e alla fotografia contemporanea, con mostre pensate per celebrare la cultura del cibo attraverso le arti visive. La letteratura e la cultura del bello sono due dei leitmotiv della narrazione Farinettiana.

Tutti elementi che confermano l’ambizione che sottende sempre  i suoi progetti ma che non trovano quasi mai la finalizzazione necessaria. Salvo che per lui. Al di là di tutto questo, Gran Tour è però subito apparso come  una  exit strategy necessaria a tutti, forse destinato a far prendere fiato ai protagonisti per un determinato periodo di tempo, dopo il flop di Fico, probabilmente in attesa di altri progetti sull’area bolognese. Farinetti lo doveva a chi l’ha seguito. Non a caso i soldi ce li ha dovuti mettere di tasca sua. Pretenderli da Coop o dal Comune di Bologna sarebbe stato eccessivo. Soprattutto in tempi di elezioni locali.

Farinetti è sempre stato bravo a far convergere intorno a sé e alle sue idee tutte le energie e le risorse necessarie. Sulle due doti di affabulatore non credo  possano esserci dubbi. L’inevitabile flop ha coinvolto soci che lo avevano seguito solo per la sua capacità di tessere relazioni ma poco disponibili a trovarsi al capolinea  con le spalle al muro. Il rilancio tentato quest’anno con Grand Tour Italia credo sia  figlio di questa situazione.

Sull’area intorno al CAAB, e sugli appetiti che alimenta, l’assessore all’ urbanistica Laudani ha dichiarato  «Non siamo disposti ad avallare operazioni immobiliari speculative per risolvere le criticità del vecchio progetto Fico. La giunta Lepore ha un altro modello di città che mette al centro le persone e l’ambiente. Su quell’area esistono già previsioni edificatorie oltre che interessi e nodi che non si risolvono mettendo la testa sotto la sabbia». L’area del Caab vedrà nascere tra pochi anni anche due insediamenti residenziali per un totale di 2.500 nuove abitazioni (oltre al nuovo stadio temporaneo del Bologna). Da qui ad allora si trascinerà anche  il Gran Tour di Oscar Farinetti. In attesa che, l’imprenditore albese, possa provare ad estrarre dal suo cilindro qualche altra trovata. 

2 risposte a “Mi sa che è poco “FICO” anche il Gran Tour….”

  1. E’ palese che Farinetti sia un imprenditore fallimentare. Tutte le sue iniziative, tutte preciso, sono naufragate. I soldi li ha fatti il padre, partigiano ladro, commettendo crimini. Quando il padre ricchissimo ha dovuto abdicare al figlio Oscar sono iniziati i problemi. In futuro saranno sempre più grossi essendo lui incapace. Per quanto riguarda FICO e’ ovvio che stanno prendendo il tunnel di trasformare l’area in residenziale costruendo 2.500 appartamenti. Ci raccontano del Green(Green pea), contadino (FICO), km 0, impatto 0, poi vogliono fare colate di cemento armato e consumo territorio ecc. ecc. il Comune di Bologna, il Pd complici. Fermate Farinetti. Deve andare al Parco a fare giocare i nipoti. Farebbe meno danni.

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