Il mondo Amazon è stato sempre posto sotto la lente di ingrandimento dei sindacati in ogni Paese. Al di là del fatto acclarato che le multinazionali, spesso per principio, provocano una diffidenza non sempre giustificata, l’azienda di Seattle, per la sua dimensione e per le problematiche che innesca muove interessi e attenzioni particolari. Amazon nel 2024, nel mondo, ha raggiunto 1.521.000 dipendenti tra tempo pieno e part-time. In Europa sfiora i 150.000 e in Italia arriva a 20.000 collaboratori. Anche per questo fa notizia quando in USA in particolare, o in altre parti del mondo emergono, indipendentemente dalla natura del contendere, problematiche sindacali.
In questi giorni, agli onori della cronaca, arrivano i lavoratori del Philly Whole Foods Market nel centro di Philadelphia, uno dei negozi della catena di proprietà di Amazon, che il 27 gennaio 2025 voteranno per decidere se aderire alla United Food and Commercial Workers International Union, secondo un avviso pubblicato il 5 dicembre dal National Labour Relations Board. Se i lavoratori scegliessero di aderire all’UFCW, il punto vendita di Philadelphia, diventerebbe la prima sede di Whole Foods sindacalizzata negli Stati Uniti. L’UFCW Local 1776 rappresenta i lavoratori dello stato della Pennsylvania per gli United Food and Commercial Workers. La maggior parte dei suoi membri lavora nei supermercati (il numero 1776 si riferisce all’anno in cui la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti fu redatta a Philadelphia).
Nel 2018, a pochi mesi dall’acquisizione da parte di Amazon, un gruppo di lavoratori di Whole Foods aveva inviato un’e-mail a quasi tutti i dipendenti del retailer esortandoli alla sindacalizzazione chiedendo l’istituzione di un comitato “interregionale” per affrontare le lamentele dei lavoratori nei confronti dell’azienda. I membri del personale all’epoca affermavano di non essere soddisfatti dei compensi e benefici, erano preoccupati per i licenziamenti in corso e temevano che questi problemi sarebbero peggiorati sotto la proprietà di Amazon. Non se ne è poi fatto nulla, praticamente fino ad oggi.
In Amazon, il primo magazzino logistico è stato sindacalizzato nel 2022. Gli impiegati della sede di New York hanno votato a favore nei 27 anni di storia del gigante dell’e-commerce. Non è stata una vittoria schiacciante, 2.654 voti contro 2.131, ma da quel momento i circa 8.000 lavoratori del magazzino di Staten Island si sono potuti iscriversi alla prima Amazon Labour Union. Tutto è nato da Chris Smalls, un ex impiegato di Amazon licenziato in tronco a marzo del 2020 per aver organizzato una protesta contro l’assenza di misure anti-Covid nel magazzino di Staten Island.
La svolta sindacale in Amazon però avviene nel 2024 quando la International Brotherhood of Teamsters (IBT) il sindacato degli autotrasportatori USA “accoglie” la Union dei magazzinieri. Logistica e servizi si associano in una nuova union. Il sindacato dei magazzinieri Amazon, Alu (Amazon Labour Union), si allea con una delle più antiche sigle sindacali americane: i camionisti Teamsters, un tempo guidati dal chiacchierato Jimmy Hoffa e oggi da Sean M. O’Brien, che ha fatto dell’organizzazione in Amazon uno dei propri cavalli di battaglia.
Negli ultimi anni, Amazon ha avuto un rapporto controverso con i lavoratori che cercavano di sindacalizzarsi, ha riferito recentemente il New York Times. Alla fine di settembre, Amazon è finita sotto tiro quando la NLRB ha affermato che la società ha violato le leggi federali sul lavoro come datore di lavoro congiunto di dipendenti logistici della California rappresentati dal sindacato di Teamster. Amazon ha risposto sostenendo che non c’era alcun elemento oggettivo in nessuna delle affermazioni della NLRB e che Teamsters aveva “travisato i fatti per oltre 15 mesi”.
I lavoratori del negozio Philadelphia Whole Foods, situato al 2101 di Pennsylvania Ave., spingono per la sindacalizzazione e chiedono una migliore retribuzione e interventi sull’organizzazione del lavoro. Per questo hanno presentato una petizione al National Labor Regulations Board proprio per poter procedere con una votazione. Se il voto pro sindacato dovesse passare, questa sarebbe la prima sede di Whole Foods ad essere sindacalizzata, secondo UFCW Local 1776. Sui social alcuni lavoratori hanno scritto che “Sta diventando impossibile bilanciare la nostra salute, la nostra sicurezza e il nostro desiderio di soddisfare e servire i nostri clienti con la sete di profitto dell’azienda”.
Un portavoce di Whole Foods ha detto che il retailer riconosce il diritto del suo personale di decidere se la rappresentanza sindacale è la scelta migliore per loro. “La stragrande maggioranza dei membri del nostro team apprezza la nostra politica di ascolto e la nostra capacità di rispondere rapidamente alle esigenze dei nostri collaboratori”, ha concluso il portavoce. Non è la prima volta che il retailer ha visto i dipendenti tentare di formare un sindacato. I lavoratori che chiedono l’intervento del sindacato denunciano che Whole Foods Market si rifiuta di pagare il cosiddetto “salario di sussistenza”.
Una ricerca del Mit calcola che il salario di sussistenza per una famiglia di quattro persone è di 24,16 dollari l’ora, mentre il salario minimo federale è fissato a 7,25 dollari. L’inflazione negli USA ha fatto riemergere un pesante disagio sociale nonostante i salari statunitensi siano saliti in media di quasi il 3% al netto dell’inflazione. L’inflazione è poi diminuita smussando il rischio di una spirale rivendicativa. In America la maggior parte delle persone che vivono in situazioni di povertà è costretta a sommare più lavori. La soglia sotto la quale una famiglia media di quattro persone è considerata povera negli Usa e di 27.500 dollari. Questa situazione favorisce ovviamente la rinascita dei sindacati.
Secondo una recente rilevazione Gallup pur restando stabile negli USA l’adesione (6,4% nel settore privato), il 68% degli americani approva i sindacati ed è il dato più alto dal 1965. Pur essendo molto complesso il meccanismo USA per sindacalizzare un posto di lavoro i segnali sono evidenti. La scintilla nel comparto dei servizi è partita a dicembre 2021 a Buffalo, quando gli addetti votarono a favore del sindacato nel locale Starbucks, il primo su oltre novemila locali della catena ad aprirsi alla rappresentanza. Da allora i numeri non si sono mai fermati. I dipendenti di Starbucks stanno creando sindacati dappertutto negli Usa, nonostante l’aggressiva campagna avversa della compagnia.
Nel mondo Amazon, al contrario, la sindacalizzazione procede a rilento. A oggi sono solo tre i magazzini logistici in cui si sono tenute elezioni sindacali. Adesso tocca a Whole Foods. Vedremo presto se resterà un caso isolato, se rientrerà, o attecchirà nella realtà principale di Amazon nel retail fisico USA.