Due notizie, apparentemente in contraddizione, animano l’inizio di un mese, quello di dicembre, fondamentale per i consumi e le chiusure di fine anno del comparto del commercio. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, dicembre sarà un mese positivo per i consumi. Contemporaneamente a Milano, l’indice generale dei prezzi al consumo ha toccato a ottobre 2024 la soglia di 120,9: significa che il costo della vita per le famiglie, rispetto al 2015, è aumentato del 20,9 per cento. Si tratta del dato più alto negli oltre nove anni ormai trascorsi dall’anno di Expo.
Partiamo da cosa sembra aspettarci a dicembre. “Con l’inflazione sotto controllo, il buon andamento dell’occupazione e tredicesime in crescita, i consumi di Natale dovrebbero mostrare una maggiore vivacità rispetto all’anno scorso. Questa prospettiva, confermata anche dal buon andamento del Black Friday, fa sperare in una crescita più robusta nel 2025” ha dichiarato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Se sarà così, sarà quindi un mese di dicembre positivo per i consumi. È quello che si aspettano tutti gli operatori.
Archiviato il Black Friday con consumi stimati pari a 4,1 miliardi secondo un’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format Research sulla propensione e sui comportamenti di acquisto degli italiani sembra quindi che la prudenza delle famiglie stia lentamente cedendo. Se il dato venisse confermato dalla realtà sarebbe un segnale positivo per il 2025. Il volume della tredicesima di dipendenti e pensionati, al netto di Irpef e contributi, sale dai 50,7 miliardi del 2023 ai 54,5 del 2024 e che quella disponibile per consumi aumenta da 41,3 a 45 miliardi. 47,5 miliardi se aggiungiamo la spesa dei lavoratori indipendenti. Contro i 43,9 miliardi dello scorso anno. La conferma del taglio del cuneo fiscale e il “bonus Natale” hanno aiutato.
La spesa media delle famiglie a dicembre sale così, secondo Confcommercio, di 118 euro, da 1.788 a 1.906 euro, mentre per i regali di Natale quella pro capite aumenta da 186 a 207 euro e quella complessiva sale da 8,1 a 9,8 miliardi. Su un piano più generale il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha evidenziato che “l’inflazione è sostanzialmente battuta, un fatto molto positivo, mentre l’occupazione è tornata a crescere e nel terzo trimestre c’è stata una crescita congiunturale dei consumi. Il Black Friday a Milano sembra confermare sostanzialmente il dato nazionale con un 9% in più rispetto al 2023. Lo rileva un’analisi di Confcommercio MiLoMB. Al sondaggio di Confcommercio MiLoMB hanno risposto soprattutto le imprese del dettaglio non alimentare in sede fissa.
Secondo l’associazione milanese le vendite del Black Friday sottrarrebbero agli acquisti natalizi meno del 10%, per il 36% delle attività commerciali, fra il 10 e il 20%, per il 23% e tra il 20 e il 30% per il 17% delle imprese. La previsione degli operatori commerciali sulle vendite del Natale di quest’anno è soprattutto di stabilità rispetto al 2023 (per il 57% delle imprese). Per il 32% diminuiranno rispetto allo scorso anno mentre l’11% ritiene che aumenteranno. “Il Black Friday conferma la sua efficacia in particolare sull’online – rileva Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – ed è ormai, di fatto, un anticipo degli acquisti di Natale seppur con sottrazioni di fatturato, come il sondaggio fa rilevare, non ancora preponderanti. È comunque sempre più importante che i negozi sviluppino entrambi i canali negli acquisti: nel punto vendita e nel digitale”.
Dall’altra parte emerge il dato complessivo e preoccupante di una Milano dove la spesa costa il 20% in più secondo l’indice generale dei prezzi al consumo. Il 25 per cento medio di aumenti è negli alimentari; il 20% medio per gli affitti. Esplosi in gran parte tra 2021 e 2022, dopo la pandemia. L’olio costa il 55 per cento in più del 2015, il latte oltre il 20 per cento, il pane quasi il 30, il pesce più 27, il burro quasi il 50 per cento in più (fonte Unità Servizi Statistici del Comune di Milano). A questo va aggiunto il dato dell’abitazione. Comprarla ormai sembra possibile solo per persone mediamente benestanti, l’ovvia conseguenza è che le famiglie con una disponibilità di spesa più contenuta devono cercare fuori città o lasciarla. I prezzi delle abitazioni continuano a salire.
I report di mercato elaborati da Immobiliare.it mostrano che, rispetto alla fine del 2023, il prezzo medio degli immobili a Milano quest’anno è aumentato di quasi 100 euro al m², raggiungendo un picco di 5.456 euro al m² a giugno 2024. Anche gli affitti sono in crescita: i prezzi rilevati a settembre 2024, di 23,21 euro al mese al m², sono aumentati del 3,66% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. E così nel 2023 oltre 15.400 residenti milanesi hanno trasferito la propria residenza nella provincia, un dato in crescita del +9,7% sul 2019. Nel confronto sui cinque anni (2023-2019) le compravendite calano a Milano (-5,3%) mentre aumentano nell’hinterland (+11,6% nei 37 paesi analizzati). La maggiore opportunità nell’hinterland in termini di prezzi e qualità delle costruzioni, ha dunque avuto un impatto anche sulle compravendite.
Dati contraddittori che disegnano il profilo economico di una città dove coesistono esigenze e aspettative molto diverse. Milano rischia di anticipare una tendenza. Il blocco della mobilità sociale e le preoccupazioni sul futuro non riguardano solo i redditi più bassi ma anche le fasce di reddito fino a 50.000 euro e oltre, che sono quelle che trascinano consumi e investimenti. Il 2025 sta per partire con questo grosso punto interrogativo. L’ottimismo sull’andamento dei consumi di questo mese, aiuta. Speriamo venga confermato dai consuntivi.